La diagnosi di celiachia: come si fa, cos’è e come viene affrontata

Diagnosi di celiachia: cos'è e cosa fare

La diagnosi di celiachia: come si fa, cos’è e come viene affrontata

Diagnosi di celiachia.  In pratica, è la base per la scoperta della celiachia. C’è chi percorre un lungo “calvario” prima di scoprire di essere celiaco/a e chi, invece, ha la fortuna di avere una diagnosi veloce. In questi giorni mi sono confrontata con tantissime persone su questo argomento che, devo dire la verità, è ancora un po’ “scomodo” (sotto certi punti di vista).

Molti hanno scoperto la celiachia subito mentre altri ancora hanno dovuto aspettare molto per capire cosa gli stesse accadendo. In questo articolo voglio parlare con voi della diagnosi in sè quindi cos’è, il percorso e, forse, anche le aspettative che si hanno nel post.

Attenzione: le informazioni e notizie che leggerete in questo articolo sono tutte fonti AIC (ovviamente, vi riporteremo al link ufficiale della pagina).

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La diagnosi di celiachia

La celiachia riguarda circa l’1% della popolazione mondiale e italiana. In Italia sono circa 600 mila le persone celiache di cui solo un terzo hanno avuto una diagnosi. In media, ci vogliono circa sei anni per ricevere una diagnosi di celiachia completa dall’inizio dei sintomi.

L’Associazione Italiana Celiachia (AIC) è sempre in prima linea per diminuire questo tempo così lungo e aiutare le persone celiache non ancora diagnosticate.

Come si fa la diagnosi

La celiachia può essere identificata solo attraverso “la ricerca sierologica e la biopsia della mucosa duodenale in corso di duodenoscopia”. I vari esami per gli accertamenti devono essere fatti esclusivamente con la cosiddetta “dieta libera”, ossia una dieta che comprende il glutine).

Per essere specifici, la diagnosi di celiachia “si effettua mediante dosaggio sierologico degli anticorpi anti-transglutaminasi (anti-tTG) e anti-edomisio (EMA) di classe IgA, oltre il dosaggio delle IgA totali”. Per la diagnosi definitiva di celiachia è necessaria la biopsia dell’intestino tenue con il prelievo di un frammento di tessuto, per determinare l’atrofia dei villi intestinali attraverso l’esame istologico.

Dall’inizio del 2012 le nuove raccomandazioni dell’ESPGHAN (Società Europea di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica) danno la possibilità di fare una diagnosi senza l’esecuzione della biopsia intestinale “in casi selezionati pediatrici in cui siano presenti contemporaneamente tutte le seguenti condizioni: sintomi suggestivi di celiachia, positività per anticorpi antitransglutaminasi di classe IgA ad alto titolo (> 10 volte il valore di normalità del test), positività per anticorpi antiendomisio di classe IgA e presenza dell’HLA –DQ2 e/o –DQ8”.

(riportiamo le parole specifiche dell’AIC in questo caso).

Come viene presa la diagnosi

Due giorni fa sul mio account Instagram ho chiesto, attraverso delle storie, ai miei followers di raccontarmi la propria diagnosi. Il risultato del sondaggio era diviso a metà: in molti avevano avuto un percorso molto lungo e particolare e, una volta scoperta la celiachia, si sono sentiti “meglio” ma pur sempre spaesati.

Altri, invece, ne sono rimasti felici a fronte di un’altra ipotetica malattia. La diagnosi di celiachia, soprattutto per persone grandi o che si trovano nell’età dell’adolescenza, può essere davvero “traumatica” ma io voglio ricordarvi che non siamo soli. C’è l’AIC, organizzazione che da sempre si occupa della tutela del celiaco, e ci sono tantissime persone che hanno sempre qualcosa da raccontare e da insegnare.

Può essere difficile e scioccante ma si può imparare davvero tanto e vivere con grande serenità la propria vita.

Fonte: AIC

 

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